Conosciamoci meglio

Parlaci del tuo studio e quale è stato il fattore scatenante che ti ha portato ad intraprendere la strada della libera professione come lighting designer.

Dopo molti anni di lavoro nel settore illuminazione come progettista illuminotecnico e consulente per società e studi di architettura ho potuto crescere, imparare sul campo; sempre di più affascinata e continuamente attratta da tutto quello che significa la luce e cosa si può raggiungere con essa, ho capito che per poter fare al meglio questo lavoro era farlo per me, per poter stimolare la mia passione, affascinare e comunicare con il mondo esterno in libertà, senza vincoli e decisioni altrui, per potermi esprimere al meglio rapportandomi con il mondo e per trovare soddisfazioni nel riuscire a far provare la bellezza, la fascinazione, il wow effect alle persone.

Hai sempre avuto la passione per la luce o è stata un’idea improvvisa?

Ricordo che fin da piccola la Luce è stata la mia alleata, l’amica che accendevo o mi portavo dietro nei luoghi più bui, l’elemento che mi accompagnava nel mio sonno e insieme a lei cantavo; per me è sinonimo di benessere, di quiete, poi mi sono trovata a contatto con persone che si occupavano di illuminazione, che raccontavano di cosa fosse la luce iniziando a frequentare corsi di specializzazione dove ho conosciuto Claudio Valént e Marinella Patetta dello studio Metis, due dei maggiori lighting designers italiani, per i quali ho collaborato, sono stati di grande insegnamento pratico e di crescita personale e tutt’ora quando sento Lei parlare e raccontare i suoi progetti mi emoziono sempre. Questa è la bellezza e fascinazione che dicevo prima.

Quale deve essere per te il risultato?

Sicuramente quello giusto per quel progetto, che ne valorizzi la sua architettura, la sua funzione e che emozioni; dove tutti gli elementi dello spazio architettonico grazie alla luce si combinano armoniosamente, che la luce sia integrata in modo corretto, con qualità e prestando attenzione alla sua manutenzione e al risparmio energetico. È bello pensare a come la luce può entrare e dare vita a complessi progetti architettonici di oggi o del passato.

Quali sono gli ambienti che preferisci illuminare, su quali credi di essere più portata o affascinata a realizzare?

Il mio interesse è rivolto a tutto ciò cui si può dare luce, dalle residenze private, ai negozi, dai musei, agli alberghi, ai borghi di città e agli spazi verdi, là dove la committenza ha interesse e motivazione nel farlo con qualità e perché ne capisce l’importanza per rendere unico lo spazio. Tu puoi avere oggetti di rilevanza artistica, ma l’involucro che li contiene, se ha luce, colori o materiali che non ne risaltano il loro carattere, la loro percezione, tutto perde di interesse e di importanza. Per questo credo che ci si debba affidare a persone competenti specializzate nei vari settori, come l’interior designer, l’architetto e il lighting designer per la realizzazione di un progetto di qualità che purtroppo spesso viene visto solo come un costo ma vi assicuro che invece porta al risultato migliore risparmiando in tempo e denaro. Il lavoro del lighting designer è quello di utilizzare la luce corretta per ogni esigenza e solo dove serve proponendo apparecchi efficienti, raggiungendo così risultati eccellenti anche in termini di sostenibilità e di risparmio energetico.

Cos’è per te il design chi ti viene in mente quando si parla di designer nell’illuminazione?

Il design per me è futuro, consapevolezza, voglio pensare al design come qualcosa di buono da mettere sul mercato, con stile innovativo: nelle forme, nei colori, nei materiali e nei processi industriali destinati a lasciare un segno profondo nel collettivo. Pensando a questo mi vengono in mente designer famosi come i Castiglioni, Vico Magistretti, Gio Ponti, Gae Aulenti, Pio Manzu’.

“Qui parliamo di storia del design e di illuminazione”.

Cosa ti aspetti oggi da te e con il tuo lavoro?

Voglio crescere con il mio lavoro e sperimentare con le occasioni che mi si proporranno, vorrei riuscire a comunicare qualcosa, mi piacerebbe realizzare un prodotto custom per necessità architettonica utile al progetto luce.

Come scrisse Renzo Piano: “un bravo architetto deve essere un antropologo, deve saper ascoltare”. E a mio modo di vedere, l’arte dell’ascolto non è solo nei confronti delle persone, ma anche dei luoghi. E questo è un passaggio estremamente importante che lega profondamente l’antropologia e l’architettura. Tu cosa ne pensi?

Quello che ha detto R. Piano, lo condivido pienamente e lo trovo adatto per tutte le figure che si occupano di trasformazione cambiamenti o innovazioni, degli ambienti o luoghi che siano. L’antropologia, uno studio affascinante sull’essere umano che lo relaziona con lo spazio che vive e gli effetti che ne scaturiscono da questo legame.  Credo che come l’architetto anche un lighting designer debba saper osservare, capire e ascoltare studiando quindi quali siano le abitudini, le necessità e i sogni della persona e la funzione del luogo. La luce è un una filosofia ma anche materia che ci permette di interpretare e di vedere le cose che ci circondano, credo che l’atmosfera dell’illuminazione abbinata alla giusta realizzazione degli interni siano essenziali per vivere uno spazio con armonia, migliorandone le condizioni di vita e la percezione dei luoghi.

Un saluto hai tuoi lettori

Credete in ciò che fate e nonostante tutte le difficoltà che ci saranno non perdete mai energia ed entusiasmo senza non si compiono grandi risultati, grazie a tutti e buon lavoro.

Intervista di Sergio Straface